Da quando lavoro a Condé Nast International sto affrontando per la prima volta un progetto globale di digital transformation. Che trovo sia un'interessante buzzword per dire che si fa un piano quinquennale 1  di centralizzazione di servizi, per garantire direzione, economie di scala e coerenza nella qualità dei servizi proposti.

La cosa che trovo interessante è che tutti gli step di passaggio son sempre dei compromessi: non si può garantire immediatamente il livello di qualità finale e non si può nemmeno offrire a chi perde il controllo di determinati prodotti, il livello di sofisticazione e personalizzazione a cui son abituati. Per un po' si appiattisce tutto verso il basso.

Quando Brexit prima e Trump poi hanno scoperchiato la sacca di nazionalismi, esponendo e validando posizioni che, secondo la mia modestissima opinione, sono inaccettabili in una società moderna, lessi un articolo – che purtroppo non riesco a ritrovare – che suggeriva come questo rigurgito null'altro fosse che un ultimo vano tentativo di resistere al mondo che va avanti 2 .

L'altro giorno leggevo un tweet – anche questo perso, perchè i servizi di bookmarking sono spariti e condividere non è necessariamente la stessa cosa – che suggeriva come la Lega, in Italia, possa guardare si e no ai prossimi 10 anni, perchè poi i ragazzini che ora sono alle elementari, con amici che vengono da qualsiasi parte del pianeta, otterranno il diritto di voto.

Le cose peggiorano sempre prima di migliorare.
– Alfred in Il cavaliere oscuro

1. quando vedo semi di comunismo impiantati in strutture capitaliste mi commuovo sempre un po' e c'è una piccola parte di me che pensa "avevano ragione loro" sebbene sia al corrente di alcuni limiti strutturali.

2. c'è da dire che io sono un inguaribile ottimista, per una visione più bilanciata leggetevi questo articolo del new yorker: Are Things Getting Better or Worse?