Dopo una pausa dovuta, riprendo dai due episodi precedenti: ci ritroviamo al 2017. Quanti lavori posso aver cambiato in 3 anni?

Troppi.

Crowdcube

Ucronic & Tre allegri ragazzi morti - La grana

Crowdcube è stato uno stepping stone: per la prima volta cercavo un ruolo di leadership – che avevo superficialmente coperto a Yoox, ma più per anzianità che capacità 1  – e a stretto contatto con un CTO. Un team piccolo e con un "potenziale di fuoco" limitato dalla quantità di legacy. Probabilmente proprio quello di cui avevo bisogno dopo K!: uno step di carriera e salario, focus su aspetti tecnici e migrazioni tecniche.

Un ruolo funzionale, in cui mi son trovato bene e ho conosciuto persone per cui provo rispetto tutt'ora, ma che ho funzionalmente lasciato senza troppi rimpianti quando si è presentata Condè Nast International: un'opportunità troppo ghiotta da ignorare.

Condè Nast International

Achille Lauro - Me ne frego

Ho amato CNI – sebbene i livelli di drama fossero altini 2  era un ambiente in cui sguazzavo dal punto di vista tecnico e umano.

Purtroppo, come per K!, un cambiamento dall'alto ha sparigliato le carte: la board, condivisa, ha deciso di unire CNI a Condè Nast, la "consorella" americana. Il risultato sono stati 6 mesi di indecisione, analysis paralysis e una lenta partita a scacchi tra manager che evitavano scientemente di prendere alcuna decisione, per non rischiare il posto nella corsa ai ruoli chiave della nuova entità.

La goccia, però, è stata lo scollamento sostanziale tra quella che voleva essere cultura aziendale dell'ormai defunta CNI e un nuovo middle manangement incapace 3 , che ha amplificato la sua influenza grazie all'incertezza.  

E anche in questo caso, come per K!, non sono stato l'unico ad lasciare: il mio compare storico – gli altri erano contractor ed erano già stati liberati – aveva meno preavviso e ha sincronizzato le dimissioni per lo stesso giorno ♥️

Photobox

Prince Daddy & The Hyena - Lauren (Track 2)

Molto – troppo – presto per dirlo, ma per ora sto ricevendo tutto il supporto necessario e non ho nessuna ragione per lamentarmi. Sono onestamente curioso di cosa scriverò quando sarà tempo di andarmene.


Ok, ora che ho scritto tutto sto pippone, la domanda ovvia sarebbe...

Ma quindi?

E niente, le conclusioni non potrebbero essere più lontane dall'assunto di partenza:  nello scorrere le mie esperienze lavorative, quello di cui non ho parlato è probabilmente la parte più importante.

Nel bene e nel male le opportunità più interessanti (forse con l'eccezione di Kahoot!) sono arrivate grazie alla comunità che ho avuto il privilegio a costruirmi attorno 4 :

  • a Yoox arrivai perché una mia ex-collega a MagicNet, Giovanna, conosceva molti sviluppatori nel team e a una certa mi disse, nonostante la mia riluttanza, "gli ho parlato di te, vogliono il cv, non farmi far figure".
  • Rocco e Marco di Spreaker li conobbi frequentando un meetup romagnolo.
  • A Londra, e a Shazam, sono arrivato perché c'era Luca.
  • Condè Nast è stata merito di Cirpo, che prima di lavorare da Dazn era contractor lì e mi ha mandato la posizione aperta.

E sì, me ne sono andato più volte che no, o almeno credo, per via del management e ho incontrato manager stronzi e sociopatici, ma anche mentori come posso solo sperare di diventare per qualcuno a mia volta.

E no, non c'è un'altra chiusa, più profonda o che offra un senso di sollievo perché tutto torna, perché a volte semplicemente le cose non vanno così, come non va così quando una ditta viene rovinata dalle scelte di pochi – per quanto magari economicamente vincenti.

Alla fine, muovendosi in un contesto di capitalismo, sono poche le realtà che riescono a imporsi con modelli diversi e kudos a loro per i loro sforzi e successi. Per gli altri, se sono come me, resta di trovare un lavoro che non ci frustri troppo, almeno finché dura 5 .


1. Il che la dice lunghissima sui problemi di management di Yoox.

2. Moda, duh

3. Nella migliore delle ipotesi. In un'ipotesi più realistica gente a cui dei valori aziendali importava il giusto e voleva mettersi in mostra coi nuovi capi. Nella peggiore sociopatici, e no, non è un esagerazione.

4. e mi rendo conto che questo non è del tutto il post giusto, ma ci sta un escursus su quanto questo è proprio il problema di privilegio e diversity: il fatto che io abbia avuto le opportunità di avere amici o contatti nei "circoli giusti"  mentre altre persone abbiano trovato queste porte spesso chiuse è drammatico. Ridicolo parlare di merito – pur essendo sicuro di avere alcune caratteristiche che giustificano la carriera che ho avuto, al netto della mia impostor syndrome – quando è talmente palese che partiamo da piani talmente diversi. Una striscia bellissima al riguardo.

5. cough, cough ...e magari riconoscere il privilegio di cui sopra... cough