A casa dei miei è sempre uguale

Sto vendendo l'appartamento in Italia, e casa dei miei sta accogliendo quello che mi aveva accompagnato nell'avventura bolognese senza trovare posto nel trasloco verso Londra.

In particolare, la sostituzione di una libreria Ikea sta scombinando l'arredamento della camera dei miei 20 anni. Una camera che non ha mai avuto necessità di evolvere.

Riorganizzare una libreria che non tocchi da 20 anni ha un sapore agrodolce: tra libri che hai letto e amato, libri che non capisci come possa aver letto e amato, libri che avresti voluto leggere o amare ma che per qualche ragione non hanno ottenuto gli esiti sperati, ci sono un sacco di cose personali. Fogli, foto, quadernetti.

Soprattutto quadernetti: a 20 anni scrivevo tanto. Alcuni in matita, vagamente decifrabili, figli della fase in cui avevo necessità di rivendicare l'essere effimero delle puttanate che scrivevo. Altri a penna, più tardi, con testi di canzoni che credevo persi quando sciogliemmo il gruppo prima di registrare le voci.

La cosa più strana, però, sono le lettere. Molte non sono firmate e non so più chi le abbia scritte. Ricordo persone che potrebbero averle scritte, riconosco un paio di calligrafie, ma per lo più sono contatti persi nei meandri di una memoria che non è mai stata infallibile.

Alcune, poi, sono a 4 mani, ovviamente scritte in persona a mo' di botta e risposta. Con dialoghi idioti e al tempo stesso affascinanti come solo quelli degli adolescenti sanno essere. E rileggendo, l'unica cosa di cui mi rendo conto, è che i Cani avevano tanta tanta ragione, anche se ai tempi non lo avrei mai ammesso:

Le velleità ti aiutano a scopare  1 

1. o almeno quella era la speranza, ecco