Non sono un nativo digitale e questo comporta che le mie memorie digitali non sono complete: non ho tutte le mie foto, come soggetto o autore, in formato digitale; non ho registrato da qualche parte tutti i film/telefilm visti, tutte le canzoni sentite o i libri letti e ho persino perso tanto di quello che ho scritto, tra fogli volanti e lettere mal archiviate (sì, lettere, quelle di carta, scritte a penna o matita e infeltrite dal tempo, proprio quelle).

Quando ho iniziato a registrare su Anobii i libri che stavo leggendo, ricordo che mi mancava il senso di completezza che avrebbe comportato avere lo storico di tutto quello che avevo già letto. Avrei potuto cogliere il campanello di allarme del mio disturbo ossessivo compulsivo latente e cercare una soluzione, invece di cominciare a scartabellare tutti i libri che avevo in camera.

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Senza alcuna pretesa di completezza o precisione, collocai i libri trovati in un ordine temporale che mi suonava bene o male adeguato. Ed è così che i libri che mi hanno formato sono finiti negli anni sbagliati, ma coerenti con la visione che avevo della mia formazione letteraria. L’Antologia di Spoon River, Febbre a ’90, Trainspotting, L’isola del giorno prima e It sono per tanti versi tutto quello che sono stato come lettore per i successivi 15 anni.

Diverso, ma non del tutto, è per la musica.
Ho iniziato ad ascoltare musica consapevolmente verso i 12/13 anni, quando mio padre cominciò a portarmi nella sezione musicale dell’ipermercato e a comprarmi una cassettina a mia scelta ogni decina di giorni. Allora la musica era gestita a parte, non dal supermercato stesso, e la selezione era meno condizionata dai distributori: c’era una scelta decisamente più attenta e meno mainstream; ricordo che le cassette comprate, probabilmente a causa della preview in cuffia o delle copertine accattivanti, comprendevano Motley Crue, Queen, Mamas and Papas e Supertramp.

Già prima di allora, mio padre, che inspiegabilmente ora ha come unico sfogo musicale una suoneria di Annie Lennox, aveva riempito la casa della discografia di Battiato e De Andrè (grazie al quale sono poi risalito a Edgar Lee Masters di cui sopra).

Ciononostante, come ogni buon adolescente, poi ho mandato tutto in vacca: ho iniziato a seguire la radio, principalmente ascoltando pop italiano. Questa orribile e sciagurata scelta, vivaddio, è stata velocemente soppiantata dall’Hip Hop prima (Casino Royale, Sangue Misto, ma anche Sottotono e primi Articolo 31) e il Punk poi.

Poco dopo arrivò Napster.

Solo nel 2006 iniziai a registrare quasi tutto quello che ascoltavo su Last.fm. Dico quasi perchè passavo molto tempo in macchina, ai tempi, e con buona pace del mio anticipato disturbo ossessivo compulsivo, non avevo alcun modo di memorizzare quegli ascolti.

Allora avevo sviluppato dei gusti ben precisi e la mia bulimia musicale, l’ascolto forsennato di qualsiasi cosa, persino le più becere, era bella che passata.

Ricordo bene che ero in ufficio, avevo appena installato il programma, lo scrobbler, e che la scelta della prima canzone, per verificare che funzionasse, non fu casuale: nel 2006, Fuck Forever è stata un manifesto di quello che i miei passati ascolti rappresentavano per me e se posso permettermi, se tornassi indietro non credo potrei scegliere meglio.