Non so nemmeno bene da dove cominciare 1 .

Leggo le analisi politiche, le ragioni di una parte e i post scioccati su Facebook, ma non riesco a non pensare al messaggio ricevuto su Slack Giovedì mattina:

hey guys, I won't be able to work today because I am rushing go west to find some safe place with my family

e le parole ti si seccano in gola: non esiste alcuna risposta degna a questo messaggio 2 .

Perchè l'unica cosa che riesci a pensare è Stay Safe – che mi verrebbe da auto-rispondermi Grazialcazzo – e non riesco nemmeno a immaginare cosa si provi a sentirsi dire Stay Safe da un divano a 10000km di distanza mentre evaqui la tua città, o dormi un paio d'ore a notte con l'ansia di essere svegliato da sirene antimissile.

Non diventa più reale di così senza ritrovarcisi dentro  e le parole non fanno nulla. Per alcuni magari sono di conforto, per altri probabilmente fonte di frutrazione, ma non fanno nulla 3 .

Intanto facciamo stand up, parliamo di codice, perchè chi se la sente di lavorare e non vive in zone troppo esposte al conflitto possa "staccare" dal costante stream di notizie 4 .


1. la fatica deriva dal terrore, ma anche dal fatto di non voler rendere la cosa about me.

2. e questo era prima che l'invasione su larga scala iniziasse.

3. donare, invece aiuta. Io ho scelto questa, basta una rapida ricerca su google per trovarne svariate – anche più istituzionali tipo medici senza frontiere o la croce rossa.

4. il business as usual per molti è un'ancora importante. Ciononostante è importante avere senso delle prospettive e sono molto felice che la nostra leadership aziendale si sia esposta con l'azienda di contracting da cui abbiamo ricevuto lo staff ucraino dicendo:

We have plans yes, but non of these are as important as the safety of any of our team and their families.